A cura di Silvia (01/2013)
Voto:
È davvero assurdo
che non abbia mai parlato di uno dei romanzi più venduti al mondo, del
caposaldo della letteratura gialla, del titolo più famoso di Agatha
Christie: Dieci Piccoli
Indiani.
L'ho letto diversi anni fa, quindi non potrò fare un'analisi
particolarmente dettagliata, ma ci sono cose che non si
dimenticano: Nigger Island, una serie di misteriosi inviti
impossibili da declinare, un'inquietante e profetica filastrocca le cui
rime uccideranno uno a uno i personaggi del romanzo, ospiti
misteriosi di un ospite ancor più enigmatico. Tutti hanno segreti
inconfessabili, scheletri nell'armadio, morti
sulla coscienza; sono uomini e donne destinati a trovare nell'isola il
loro giudice
insindacabile.
Dieci Piccoli Indiani,
anche noto come E Non
Ne Rimase Nessuno, è uno dei pochi romanzi della Christie
che vanta l'assenza di una figura investigativa come Poirot o Miss
Marple; l'autrice ha
voluto affidarsi agli eventi, ai drammi
personali dei suoi personaggi che non sono altro che figure di
passaggio fatti di colpe e macchie maldestramente nascoste. Nessuno è
protagonista. Nessuno è figurante.
Grazie a questa
scelta e a un plot narrativo che prevede la decimazione progressiva dei
personaggi, la tensione è sempre in crescendo: meno personaggi
restano, più ci si avvicina al colpevole... perchè l'unico a
sopravvivere sarà l'assassino, no? Ed è qui che l'autrice stupisce
tutti, con uno dei più abili colpi di scena mai scritti. D'altronde
l'intero romanzo è racchiuso nella filastrocca iniziale. Una
filastrocca che non
mente, che non può essere modificata, figuriamoci cancellata. Sono
parole
che non lasciano scampo e che riassumono in poche righe quasi 200
pagine, eppure l'epilogo non è così ovvio.
Il tutto è ulteriormente enfatizzato dalla totale mancanza di indizi
che rendono impossibile un qualsiasi tipo di ragionamento da parte del
lettore che comprenderà l'incredibile deus ex machina solo alla fine.
Quando la storia sarà già stata scritta.
Un libro che è un giallo, un thriller, ma anche una profonda e
inquietante metafora sull'impossibilità della redenzione in extremis. Perchè quel che è fatto, è
fatto.
"Dieci poveri
negretti |