Rispolverare un classico della letteratura del Novecento e
ritrovarmi avvinghiata alle pagine nel giro di pochi minuti è stato un
tutt'uno. Con Mia
Cugina Rachele, Daphne Du Maurier non ci presenta
l'opera carica di supense e colpi di scena che è stata Rebecca la Prima
Moglie, ma un
noir in piena regola in cui la narrazione si mantiene
costantemente in bilico tra il dubbio e la certezza.
Rachele
è la perfetta femme
fatale, non c'è uomo che non ne subisca il fascino
e resti intrappolato in una rete di sguardi e sorrisi capaci di
comunicare quanto si preferisce credere. Timidezza. Discrezione.
Imbarazzo. Disponibilità...
Philip, prima di conoscere la vedova
di suo cugino Ambrose, offuscato dalla gelosia e divorato dalla rabbia,
si era costruito un'immagine di Rachele che si dissolve non appena la
incontra. Lei non rompe il silenzio che lui tanto ama, ma lo riempe con
quella sua voce bassa e pacata. Lei non cerca servitori che la
blandiscano di continuo, perché sa cosa sia il rispetto e ci tiene alla
propria indipendenza. Non rivendica neppure un testamento dal quale è
stata esclusa, desidera soltanto conoscere le persone e i luoghi che il
marito tanto le ha decantato.
Più che un'intrusa
Rachele diventa
per Philip una preghiera esaudita, e la promessa di
vendicare la morte
di Ambrose infliggendole dolore e indifferenza, si trasforma in breve
tempo nella speranza di un futuro insieme.
La
grande abilità dell'autrice sta nell'aver creato due personaggi
anagraficamente lontani (almeno per l'epoca) ma governati da impulsi
differenti eppure simili. Entrambi vogliono qualcosa, ma i mezzi per
raggiungerlo sono diametralmente all'opposto. Rachele ha esperienza,
intelligenza ed è una donna paziente. Philip invece è fatto di istinto
e sentimento, vive l'amore con un totale senso di abbandono godendo
dello stato di ebbrezza in cui sembra essere precipitato. Ed è a lui
che la Du Maurier ha affidato la narrazione, al personaggio più
trasparente del romanzo, all'unico in grado di mantenere Rachele
avvolta dal mistero, deformandone l'immagine attraverso i suoi occhi
innamorati. Perché più volte ve lo chiederete, ma Rachele... chi è? Una
vittima del fato avverso, o una donna che il destino ha saputo
manipolarlo?
Non vi resta che abbandonarvi a questa storia di
dubbi e silenzi, estasi e catastrofi, e scoprire perché l'uomo non
potrà mai ergersi a giudice supremo. La verità, forse, non è mai
assoluta.