A cura di Gianfranco F. (11/2013)
Voto:
Da
ventunenne la vita è come una cartina stradale. Solo quando arrivi ai
venticinque o giù di lì, cominci a sospettare di averla guardata
capovolta, per poi esserne certo intorno ai quaranta. Arrivato ai
sessanta, fidatevi, capisci di esserti perso nella giungla.
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È l'estate del 1973 e Devin Jones, un giovane studente
universitario, per mantenersi gli studi trova lavoro a Joyland, un
parco divertimenti vecchia maniera, lontano dagli sfavillii in stile
Disneyland, ma semplice e caratteristico, e ancora in grado di
richiamare turisti grazie alla pittoresca collocazione vicino al mare,
nella baia di Heavens.
Qui Devin conosce vari e particolari personaggi, come i
colleghi Tom ed Erin con cui stringerà una solida amicizia, lo
stravagante Lane, la visionaria cartomante Rozzie, ed Annie una giovane
donna in perenne stato d'ansia per la salute del figlio Michael (un
ragazzino che mi ha ricordato il piccolo Denny di Shining, in quanto
dotato di poteri extrasensoriali), affetto dalla distrofia di Duchenne,
una malattia degenerativa che conduce a morte certa.
Ma Joyland non è sempre stato teatro di gioia, risate,
palloncini colorarti e zucchero filato, ma anche di una morte tragica e
violenta avvenuta proprio nella Casa degli Orrori. Qui Linda Gray è
stata sgozzata alcuni anni prima e sembra che il suo fantasma non
riesca a riposare in pace e infesti tuttora il luogo.
Devin scoprirà che altre ragazze sono morte in circostanze
analoghe ma in luoghi differenti, e inizierà a indagare...
Devo dire che questo libro stilisticamente mi è piaciuto dalla primissima pagina, leggerlo è stato un vero piacere, ed è stato così facile provare quasi un senso d'amicizia per Devin che alla fine della storia mi è dispiaciuto doverlo salutare. Mi è sembrato di averlo accompagnato in uno di quei viaggi che solo il Re sa far compiere in modo tanto magico: ho conosciuto Devin "ragazzo" e l'ho lasciato "uomo". E tutto è successo nell'arco di una sola estate. Ma che estate ragazzi! Meravigliosa anche la nostalgica descrizione degli anni Settanta quando furoreggiavano ancora i Rolling Stones e muovevano i primi passi i Pink Floyd, quando i giovani guidavano auto di recupero e superavano una delusione sbronzandosi sulla spiaggia con gli amici. In ogni parola dell'autore emerge l'amore per quello che è stato e che non tornerà.
Purtroppo però la parte relativa alla ghost story l'ho trovata davvero carente, mi aspettavo brividi, pelle d'oca, sudore freddo, invece non ho avuto niente di tutto questo! Diciamocelo, il fantasma poteva anche non esserci che cambiava ben poco ai fini del libro, tra l'altro le sue apparizioni in termini di tempo saranno durate dai tre ai cinque secondi, personalmente non facevo nemmeno in tempo a caricarmi di aspettative che puf, era già tutto finito. Inoltre l'intero romanzo ruota intorno alla scoperta dell'assassino, ma Devin arriva alla "soluzione del caso" grazie a un'unica prova che gli fa capire tutto seduta stante... una delusione dal momento che mi aspettavo qualcosa di minimamente articolato e complesso.
Joyland in
definitiva è bello in modo disarmante dal punto di
vista
psicologico e introspettivo, ma troppo povero di suspense e con un
epilogo banale e prevedibile.
Sicuramente Stephen King voleva raccontare una favola
dell'orrore ai suoi lettori, ma io tra queste pagine non volevo essere
cullato dolcemente, ma volevo restare sveglio... per poi piombare in
qualche incubo.