The Fireman, l'uomo del fuoco di Joe Hill
A cura di Silvia  (02/2017)
Voto: waiting part 2

C'è stato un tempo in cui Stephen King riempiva i miei sogni di bambina trasformandoli in veri e propri incubi. Ero nell'età in cui avevo bisogno di avere paura, perché l'orrore mi rendeva più forte, mi portava a sfidare i miei limiti, ma a distanza di sicurezza. Nella storia c'era il cattivo da sconfiggere, ma il libro era il mio scudo.
Oggi come oggi avere paura è più difficile, un po' perché crescendo mi sono corazzata, un po' perché la letteratura offre spunti sempre meno interessanti in questo campo, ma Joe Hill, da buon erede di suo padre, con alcuni suoi titoli era riuscito a far riaffiorare la bambina di un tempo, quella che leggeva di nascosto, sotto le coperte, con la torcia accesa e una ventina di peluche a proteggerla nel letto.
Figuratevi la mia gioia quando hanno annunciato l'uscita della sua ultima fatica.
Fireman doveva essere un titolo capace di infiammare gli animi, invece - ahimé - manca di spregiudicatezza ed è anche eccessivamente buonista. Almeno per ora, perché, vi ricordo, questa è solo la prima parte di un titolo che è stato diviso in due.

In un futuro molto prossimo una virulenta epidemia sta decimando la popolazione mondiale; sembra che dal Trichophyton draco incendiarius non ci sia scampo e venirne contagiati significa morire per autocombustione.
Il panorama che si prospetta al lettore è totalmente apocalittico; un mostro contro il quale non si hanno armi per combatterlo, il panico che genera il caos, ospedali al collasso, gente barricata in casa per proteggersi da un killer invisibile.
Harper Grayson lavora come infermiera e non si risparmia mai, nemmeno per un secondo, nemmeno quando la scaglia di drago si manifesta sulla sua pelle. Ha paura, certo, ma è incinta e vuole a tutti i costi portare a termine la gravidanza... chiede solo di sopravvivere nove mesi.
Sono pagine, queste, in cui si respirano le ceneri dei corpi bruciati, la tensione è oltremodo palpabile e come l'autore in pochi passaggi riesca a sgretolare il rapporto tra Harper e suo marito ha dell'incredibile: lui, che sembrava volerla proteggere dal male supremo, in preda alle fobie più deliranti tenta di ucciderla pur di non farsi contagiare, provocandone la fuga.
È in un momento di pura angoscia e inquietudine che la storia entra incredibilmente in una fase di stallo. Attenzione, non di noia, se c'è una cosa che Joe Hill sa fare è scrivere, ma a conti fatti succede poco o niente.
Harper trova rifugio ai margini della città e scopre una società di persone infette che riescono a controllare la scaglia di drago. Come? Con la gratitudine, l'amore, i pensieri felici. Si ritrovano in chiesa e cantano, finché un'esplosione di luce non si impadronisce dei loro corpi risanandoli. C'è la devastazione totale là fuori, ma loro cantano, e poco alla volta Harper riesce a sprigionare la Mary Poppins che è in lei in un tripudio di melodie e tonnellate di zucchero. Insomma, pare che la pandemia si possa controllare a suon di gorgheggi e che la paura funga da detonatore. (Whaaat?!?! ).
Quando parlavo di buonismo mi riferivo proprio a questo e al potente messaggio sociologico che si manifesta fin da subito con una spietata critica a Trump la cui ideologia faceva già discutere nonostante non fosse ancora presidente degli Stati Uniti (per chi abbia poi votato Joe Hill direi che non è più un mistero ).
I contaminati sono emarginati, tentano di integrarsi ma vengono isolati in quanto potenzialmente pericolosi, pronti a esplodere da un momento all'altro... Vi dice niente tutto questo? Immigrati... attentati... psicosi di massa. Mi sembra la banalizzazione di un problema non piccolo. Siamo noi i cattivi adesso? Perché guardiamo in modo circospetto i flussi di stranieri che arrivano a ondate, quando magari solo uno è un potenziale kamikaze? Non lo so, ma non credo, di certo quando leggo un libro l'intrattenimento che cerco esula da queste riflessioni.
Messaggi subliminali a parte, qualcosa si smuove verso la fine, quando le storie dei singoli contaminati prendono un po' più forma, e quando John, un uomo che brucia di fiamme e dolore, diventa finalmente la chiave di volta in un rebus a cui mancano ancora molti pezzi.
Peccato però che sul romanzo sembra sia scesa improvvisamente la lama di una ghigliottina; nessun cliffhanger, nessun momento topico, nessuna frase d'effetto che chiuda questa prima parte facendola apparire inutilmente tronca. Però chissà. Forse è il momento della svolta. Forse adesso ritroverò il mio Joe.

the Fireman
Parte #1 - L'Uomo del Fuoco
Parte #2 - L'Isola della Salvezza

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Titolo originale

the fireman

Casa Editrice 
Sperling & Kupfer, 2016

Genere
apocalittico

Pagine 312
Prezzo: € 14,90