A cura di Silvia (02/2013)
Voto:
Tre stelline e mezza abbondanti. E pensare che se avessi
scritto
questa recensione solo una settimana fa ne avrei data mezza di
meno. Il perchè è molto semplice: il romanzo a tratti è
lento. Il
fatto è che a distanza di giorni quella lentezza narrativa mi è entrata
dentro. Mi sono resa
conto che Il Canto del
Cielo è uno
di quei libri
con l'eco. Un eco che non contraddistigue quei romanzi che
ti strappano
il sonno dall'inizio alla fine, ma quei titoli che quando appoggi sul
comodino credi di poter dimenticare in fretta... ma non è così.
Giorni fa parlavo degli elementi di un romanzo che spesso se presi
singolarmente sembrano perfetti, ma una volta messi insieme perdono
la loro assonanza. Qui è il contrario. Io non ho amato Il
Canto del Cielo dalla prima pagina, ma lentamente, quasi a
posteriori. Non ho
condiviso le
scelte di Isabelle, nè compreso Stephen, spesso troppo
silenzioso e passivo, eppure questi due personaggi mi hanno lasciato
qualcosa. La loro storia d'amore e di dolore mi ha fatto pensare a
quanto la vita possa raggirarci in modo quasi ironico.
Siamo proprio delle pedine in un gioco meschino e beffardo. La gioia è sfuggevole e
inconsistente, la nostalgia imperitura e attanagliante. E
capita che il desiderio sia imprescindibile dalla morte.
Il Canto del Cielo
però è anche e soprattutto una finestra sulla Prima Guerra Mondiale.
Nell'esercito in cui si arruolerà Stephen vivremo la vita di persone
normali strappate dalla loro casa e buttate sul campo con un fucile in
mano. Perchè si combatta non è nemmeno importante, c'è solo
viva
la speranza di poter riabbracciare le proprie madri, baciare
di
nuovo quelle mogli che stanno aspettando stringendo una croce al petto,
e veder crescere i propri figli. Le lettere che la notte scrivono al
lume di candela, alla vigilia di una battaglia, forse non
verranno
nemmeno mai recapitate, ma sono un sollievo per quelle anime che
passano le giornate in trincea e non sanno se avranno un domani.
Stephen vive la guerra
con apatia, indolenza, come se nulla fosse
importante, perchè a distruggerlo è stato l'amore ancor prima del
Conflitto Mondiale... ora che non c'è più Isabelle al suo fianco non
conta più niente.
Il corollario di personaggi che lo circondano è
straordinariamente umano e io lo ammetto, ho avuto un debole per
Firebrace. Il suo personaggio vale tutto il libro. La sua storia è la
storia di centinaia di altre persone, ma la sua umanità è unica:
Firebrace è l'opposto di Stephen. L'uno sensibile, l'altro freddo e
distaccato.
Ed è con distacco e lucidità che avremo una visuale della guerra
talmente veritiera da lasciare senza parole. Io un libro così veritiero
e crudo non l'avevo ancora letto.
Il romanzo inizia in Francia nel 1910 e finisce nel 1918, ma c'è una parte che si alterna alle vicende storiche ambientata in Inghilterra alla fine degli anni '70. A parlare è la nipote di Stephen che ci racconterà la verità sulla storia d'amore tra Isabelle e suo nonno, in un'alternanza tra passato e presente, finzione e realtà, menzogna e verità.
Sicuramente una narrazione più dinamica l'avrei preferita, perchè Sebastian Faulks mi ha ricordato più un autore classico che moderno, ma nonostante tutto non posso rinnegare la sensazione che mi ha lasciato. Una volta sfogliata l'ultima pagina ero spossata, stanca, e tristemente consapevole che tanto di quello che avevo letto era davvero successo. Abbiamo vissuto parentesi in cui oltre ai nostri morti abbiamo dovuto seppellire anche il dolore e i ricordi pur di andare avanti. E la verità è che ho apprezzato un romanzo in cui non sono entrata nella storia, ma è la storia che mi è entrata dentro; evidentemente aveva ragione Lucio Dalla quando diceva "a volte sono i libri a leggere te".
Commenti (6) | Libro VS Film