A cura di Silvia (07/2017)
Voto:
Non
sapevo di amare il genere pulp finché non ho letto Adios Muchachos di
Daniel Chavarria. Qui trovate la recensione, se vi
va leggetela, ma in ogni caso cercate di procurarvi il libro che è un
gioiellino di perversione e follia.
Non sapevo nemmeno che L'Inferno
È Vuoto fosse un romanzo simile, un po' hardboiled, un po' satira,
un po' commedia, un po' tanto sopra le righe, ma comunque
capace di comunicare un messaggio forte in mezzo a una delirante
baraonda di sesso, droga e rock'n roll. Poco rock'n roll per la verità,
in compenso sesso e droga a palla.
Il romanzo inizia col botto: il Papa si suicida gettandosi dalla
finestra durante l'Angelus della domenica e nel giro di mezzo secondo
il mondo è in delirio. Non fa nemmeno in tempo a schiantarsi al suolo
che, mentre i fedeli lo piangono, sui social gli hashtag si sprecano,
registi e attori sono già pronti per girare un film e le case editrici
non vedono l'ora di andare in stampa con il best seller dell'anno. Così
Fabio Acerbi, sotto copertura, viene spedito tra le file del Vaticano
per carpire i segreti del Santo Padre e scrivere non una banalissima
biografia, ma un libro inchiesta che, Gianluca Nuzzi, scansate proprio.
Peccato che Fabio non sia esattamente un cronista d'assalto, ma un
timido e insicuro scrittore con tante storie ancora chiuse nel
cassetto, relegato da anni all'"ufficio vedove" dove gestisce i
rapporti con i congiunti dei defunti per i diritti d'autore. Ma forse
questa è l'occasione della vita e non può farsela scappare.
In una Roma meno sacrale seguiamo invece le vicende di Alberto Gasman
che per una serie di vicissitudini che non sto qui a elencare si è
trovato a lavorare per il Cobra, il signore incontrastato della
malavita. Dopo una notte di bagordi in cui ha fatto divertire un po'
troppo il famoso presentatore Willy Carnaroli (aka Gerri
Scotti ), Alberto si sveglia la mattina e
trova il suo cliente morto stecchito; Bara e Beccamorto si occupano di
far sparire la salma, ma le cose precipitano, nuovi morti spuntano nei
momenti meno opportuni, una rossa mozzafiato fa girare la testa a
chiunque incroci i suoi occhi verdi e mentre le vicende si incastrano
una con l'altra la storia si fa poco alla volta sempre più delirante e
rocambolesca.
Un romanzo senza santi nè eroi, in cui la regola è una sola: vietato affezionarsi a qualcuno di loro. Ma è quasi impossibile visto che l'autore li colora di eccessi e sfottò, i personaggi sono reali per un verso, vere e proprie caricature dall'altro. È il gioco delle maschere e l'autore le fa cadere una a una, fino al finale che posso definire in un solo modo: assolutamente perfetto. Siamo "noi" a non esserlo. Sempre alla ricerca di un posto nel mondo, eterni insoddisfatti, vendicatori incalliti, vittime del sistema e di un ego che non concede tregua.
Divertente, arguto e irriverente L'Inferno È Vuoto
regala dell'(in)sano intrattenimento e se proprio devo trovargli un
difetto... ecco, forse c'è un po' troppa carne al fuoco. Giuliano Pesce
si diverte un sacco a vestire i panni dell'abile burattinaio, ma tira i fili su un palcoscenico
in cui non sempre è facile farci stare tutti. Eppure ci
riesce. Il Cobra, il Nibbio, il Topo, il Ragno, Alberto Gasman, Fabio
Acerbi, la rossa, il commissario De Santis, l'agente Mancini. E ancora.
Il cardinale Bianchetti, don Quirico, Bara, Beccamorto... Nessuno ha il
ruolo di semplice comparsa, la caratterizzazione è immediata, precisa,
tagliente, ma rischia di soffocare
la trama che in certi punti è veloce quanto un colpo di proiettile.
Il romanzo però merita. Una
prova sicuramente superata, dopo Io e Henry l'autore ha
voluto spingersi oltre il baratro, guardare giù e raccontarci quello
che ci aspetta: "il
lieto fine? Quello esiste solo nelle favole. La vita è una merda; e poi
si muore". Quindi siete avvisati.