A cura di Silvia (05/2012)
Voto:
Ma che enorme
delusione!
Lo so, lo so, non dovrei iniziare una recensione così, o
almeno è quello che di solito m'impongo. Spiegare, motivare e
giustificare le mie impressioni prima di metterle nero su bianco. Ma
quando ho finito il libro quella era l'unica frase che mi si palesava
in testa. Forse sono una persona insensibile che non comprende la forza
di certi messaggi. O forse questi messaggi sono stati scritti in un
modo troppo poco profondo... non lo so, ma il punto è questo. 13 non mi è
piaciuto.
Leggendolo ho
trovato una sproporzione esagerata tra causa/effetto, una sproporzione che quando
l'argomento principale è il
suicidio non
ci può essere. Alt, non sono stupida,
lo so benissimo che quello che per molti è un nonnulla, per altri può
avere un peso totalmente rilevante, e so benissimo che le parole, i
gesti
e le occhiate possono ferire più di una lama. Ma qui si sta parlando di
una ragazza che aveva 13 ragioni per suicidarsi, 13 ragioni per lei
sicuramente plausibili, ma non per me. Il suo dramma non mi è arrivato.
Non discuto quindi il contenuto del romanzo, ma quello che mi ha
trasmesso. Non ho visto la realtà di Hannah distorta
dalla cattiveria della
gente, non ho compreso in pieno (sempre da lettrice ovviamente) le sue
motivazioni e mi sono posta anche una domanda. Una ragazza così
fragile, insicura, schiacciata dalle dicerie dei coetanei come può
compiere un gesto tanto estremo con tutta quella razionalità?
Il suo suicidio non è la follia del
momento, non c'è un punto di rottura, ma è una fredda e consapevole
premeditazione. Hannah prima di togliersi la vita incide su 7 cassette
13 accuse, punta il dito contro 13 presunti innocenti incolpandoli di
averle distrutto la personalità. Di
averla costretta a scappare da se stessa. E alla fine anche
quando intravede una
speranza di riscatto, anche quando capisce che qualcuno che tiene a lei
c'è, non torna indietro, perchè ormai ha deciso. Del tipo "ormai ho comprato il biglietto
quindi devo partire per forza".
Ero perplessa. Hannah parla dell'effetto valanga che possono
avere le parole, spiega con grande precisione i particolari che l'hanno
spinta a prendere una decisione così drastica, ma resta una
fredda spettatrice della sua vita. I suoi segnali d'aiuto sono flebili.
E come se non bastasse non ho nemmeno capito il finale. Trovo assurdo
che il messaggio non sia doppio. Se da un lato ognuno di noi dovrebbe
soppesare ogni cosa che dice, dall'altro dovremmo anche attivare i
giusti filtri mentali quando assimiliamo certe informazioni. Invece
l'autore giustifica Hannah, non
era lei che doveva reagire, ma i suoi coetanei che dovevano capire.
A questo punto allora oltre la metà degli adolescenti di
tutto il mondo sono probabili suicidi. Mah... e questo "mah" riassume
tutto il mio pensiero.
Ho comunque apprezzato l'originalità della narrazione, di questo devo
darne atto all'autore. Ma è tutto.