A cura di Silvia (04/2015)
Voto:
Marie Lu, Marie Lu... lo sapevo io che questa autrice non
ci avrebbe riservato la solita storia distopica condita da una buona
dose di sentimenti, e sapete perché? Perché la cara Marie (all'anagrafe
Xiwei) ha origini cinesi e chi si porta l'oriente nel dna non voglio
dire che abbia una marcia in più, ma ne ha una diversa. E questa
trilogia ne è la dimostrazione. Legend, Prodigy e Champion sono tante cose.
Cose dure, letali, spietate, ingiuste. Cose che fanno male. Cose
sbagliate. Cose spesso indefinibili.
Se lo stile dell'autrice fosse stato un po' più emozionale avrei dato
quattro stelle senza riserve, ma considerando tutta la serie di
disgrazie che gravano su June e Day e il fatto che non mi sia commossa
più di tanto, sento di non potermi sbilanciare oltre. Sapete che cerco
sempre di trovare un compromesso tra la mia parte emozionale e quella
più razionale, almeno finché la situazione non mi sfugge di mano. E con
la Lu c'è il rischio che capiti. Mi ha fregato con Legend, ci sono
cascata con Prodigy
e il finale di Champion
ha chiuso quel cerchio in cui per poco non ho perso il senso
dell'orientamento.
In questo episodio è il caos più totale. Se alla fine di Prodigy la
Repubblica sembrava aver ritrovato la fiducia e il sostegno del popolo,
adesso le Colonie la accusano di aver diffuso un virus letale lungo il
loro fronte e se non forniranno un antidoto in tempi brevi scoppierà
una guerra senza pari. L'unico a essere sopravvissuto al battere è
Eden, ma Day non ha nessuna intenzione di trasformare suo fratello in
una cavia da laboratorio al servizio del Paese, anche se è per un bene
comune.
June invece, che è un soldato fino al midollo, cerca di convincerlo del
contrario, ma questo ragazzo che è stato in grado di muovere un'intera
nazione e che ha passato tutta la vita nel vano tentativo di salvare la
sua famiglia, adesso non può rischiare di perdere l'ultimo legame che
gli è rimasto sulla Terra. Deve proteggere Eden, almeno finché gli è
possibile...
Essendo questo l'ultimo capitolo della trilogia non voglio
fare spoiler inutili, ma chi
ha letto Prodigy sa bene del dramma in cui ci
troviamo. E non parlo della situazione economica e
politica del Paese - di quella ce ne frega fino a un certo punto - ma
di June e Day. Di Day soprattutto. Alla fine, nonostante abbia
sottolineato più volte che il difetto di Marie Lu risieda in una penna
ancora priva di alcune sfumature - a mio avviso indispensabili per
creare quel filo invisibile in grado di legarti ai protagonisti - mi
sono commossa. Day e la
sua storia hanno stretto una piccola morsa intorno al mio cuore
d'acciaio, e qualche danno l'hanno fatto. Non è andato in
pezzi sia chiaro, ma un colpo l'ha ricevuto, e come sempre in extremis.
Eh sì, ancora una volta le ultime pagine sono state decisive... ancora
una volta la Lu mi ha salvata da uno dei tanti stucchevoli happy end
che ci vengono rifilati nel 99% dei romanzi young adult. E per carità,
in quegli happy end mi ci sono pure crogiolata come una lucertola al
sole, ma a volte sento il bisogno di qualcosa di diverso.
Marie Lu mi ha dato quello che volevo. Due protagonisti agli antipodi,
una storia strutturata bene e un epilogo che ha lasciato il segno.
Ho apprezzato in particolare il cambiamento di June che col tempo
impara a smussare il suo atteggiamento sprezzante e ad ammorbidire un
carattere fin troppo spigoloso, finché non si trova nella condizione di
riscattarsi per il male che ha fatto e per una volta non pensa al suo
Paese, ma a Day, che come lei, non è altro che un adolescente con un
carico troppo pesante per la sua giovane età. Entrambi orbitano intorno
a uno stesso fulcro, vogliono le medesime cose, ma conoscono mezzi
diversi per ottenerle. Il loro background è diverso e questo li porta a
scontrarsi più volte, nonostante il cuore gridi ben altro. Ma è il
bello di questi libri. Si
chiama "angst" e guai se mancasse... Peccato che a
smuovermi le viscere sia stata la storia in sé e non il rapporto
difficile, se non impossibile, che si instaura tra la fredda e
calcolatrice June e quello scavezzacollo tutto cuore e ardore di Day.
Ma Marie Lu è giovane, ha fantasia, gli impianti narrativi delle sue
storie e i tempi sono buoni, per cui mi aspetto grandi cose da lei in
futuro. Nel frattempo confido nel successo della versione
cinematografica che sarà diretta da Jonathan Levine e nella graphic
novel in uscita a giorni, ahimé, per ora solo in America.
Trilogia
1. Legend - Legend
2. Prodigy - Prodigy
3. Champion - Champion