iBoy di Kevin Brooks

A cura di Silvia  (06/2017)
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Che Kevin Brooks fosse bravo l'avevo già intuito, dovevo solo capire se oltre a una spiccata vena sadica avesse anche un cuore. La risposta è sì, o almeno ce l'aveva quando nel 2010, tre anni prima di Bunker Diary (recensione), l'autore inglese ha creato iBoy, il supereroe che ai margini di una Londra sporca e corrotta cerca vendetta. E lo fa per amore.

Tom Harvey è un adolescente come tanti, senza una particolare storia da raccontare e senza alcuna abilità; ha una ragazza nel cuore, l'amica di una vita, la bambina con cui è cresciuto e a cui non riesce a dichiararsi. Poi tutto cambia nel giro di un attimo. Tom deve incontrare Lucy, sta andando proprio da lei quando un iPhone lanciato dal trentesimo piano gli frantuma il cranio e lo manda in coma per due settimane. In quello stesso momento un gruppo di Corvi - una gang di Crown Town - sta violentando la sua Lucy e pestando a sangue il fratello di lei, Ben. 

Capirete che come inizio non è il classico incipit da romanzo young adult, ma cosa vi aspettavate? Kevin Brooks non è uno che ci va per sottile, ai suoi personaggi non promette happy end, rose e fiori, ma violenza e morte. Ed è questo che fa la differenza. Alla storia del supereroe al servizio del bene chi ci avrebbe creduto? Invece Tom, quando si sveglia in un letto d'ospedale con dei frammenti di cellulare nel cervello che gli permettono di collegarsi a internet (sì, il world wide web è entrato in lui) capisce che può portare un po' di pace nell'anima tormentata di Lucy distruggendo ogni singola persona che ha osato metterle le mani addosso. Di certo, non pensa di salvare l'intero Pianeta.

Addio normalità. Bello averti conosciuta.


Si trasforma così in iBoy, il ragazzo che la sera si cala il cappuccio sugli occhi, accende la sua cyber-pelle e spegne il cuore, perché la pietà non sa più cosa sia. Non puoi saperlo quando tutto lo schifo del mondo si è riversato nella tua testa e nella tua vita. Non puoi nemmeno sperarlo quando vivi in una giungla di cemento, cassonetti, siringhe e auto bruciate. È già tutto tremendamente complicato così.

Kevin Brooks ricalca la figura del supereroe in parte demonizzandola. Tom, nonostante possa lanciare scariche elettriche, mandare email con la forza del pensiero e decriptare qualsiasi sito web non è migliore di prima e nemmeno più felice. Solo più stanco. Perché fondamentalmente Tom e iBoy anche se sono la stessa persona non sempre si appartengono. Ne emergono quindi riflessioni sull'essere e l'apparire, sul bisogno di riappropriarsi della propria identità e poi, se vi aspettate una qualche morale, be', no, scordatevela. La storia che ne esce è tristemente vera, perché quando l'unica legge è quella della strada non ci si salva solo con il buonsenso e la forza di volontà. Serve qualcosa di più.
Ed è questo che mi piace dell'autore. I suoi libri sono per ragazzi vaccinati, corazzati, pronti a tutto, ma al di là del del sangue, delle vessazioni e dei giochi di potere l'autore questa volta, rispetto al suo solito, ha calcato meno la mano. Per questo ve lo consiglio. Se Bunker Diary vi aveva fermato il cuore, iBoy forse ve lo farà tornare a battere.


Film: iBoy
Una produzione Netflix
Regno Unito, 2017
Durata: 91'
Genere: fantastico, azione
Regia: Adam Randall
Cast: Bill Milner, Maisie Williams, Miranda Richardson

My Rating: 





 
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Titolo originale

iBoy

Casa Editrice 
Piemme, 2017
collana Freeway

Genere
young adult, supereroi, azione

Prezzo € 16,50
Pagine 252