"è
il mio primo pensiero appena mi sveglio la mattina,
l'ultimo prima di addormentarmi, e l'unico nel mezzo."
Iniziare un libro e non capire niente su come possa evolversi
la trama
può essere un'esperienza bellissima, ma personalmente credo di avere un
problema. Ultimamente non riesco a "sentire" i personaggi. Mi sfuggono,
mi passano davanti agli occhi in modo troppo inconsistente, non riesco
ad afferrarli, e vi assicuro che per un lettore la cosa può risultare
decisamente frustrante. Soprattutto quando il libro in questione ti è
stato consigliato da mezzo universo mondo (galassie comprese) e da
persone fidatissime tra l'altro! Però non ci posso fare niente,
nonostante avessi tra le mani un romanzo assolutamente inaspettato, io
la storia della protagonista non l'ho vissuta.
Proprio a livello di pelle mi ha dato molto fastidio, fin da subito,
che tutti
additassero la protagonista come una "tossica". Sophie, in seguito a
un incidente che l'ha mandata
letteralmente in
pezzi, per placare i continui e insopportabili dolori
articolari non riesce a fare a meno di un oppiaceo. Quindi sì... ha un
problema, è farmacodipendente, ma lo è diventata a causa di una
tragedia: un giorno era una normale adolescente, quello successivo
aveva delle placche d'acciaio al posto delle ossa, per cui non ho
compreso il continuo accanirsi contro di lei come se fosse la più
squilibrata delle sballate. A mio avviso l'autrice non ha saputo dare
una logica correlazione a causa
e effetto,
poi
dopo un
po' ho capito, almeno in parte... Sophie
non fugge solo dal dolore
fisico, ma da se stessa. Dalla persona che è diventata,
dal tipo di
amica che è stata, dalla fidanzata che non è riuscita a essere. E
adesso che Mina è morta, adesso che l'altra metà del suo cuore le è
stata strappata, deve
capire se augurarsi la salvezza o rifugiarsi
nella dannazione.
Ma Sophie vuole solo una cosa: la verità. Qualcuno ha ucciso Mina
davanti ai suoi occhi, senza pietà, senza alcun apparente motivo, e
nonostante tutti pensino che la ragazza si sia trovata nel mezzo di una
una sorta di regolazione di conti tra la tossica di turno e uno
spacciatore dal grilletto facile, lei sa che non è così. E sa che c'è
un assassino ancora a piede libero...
Lontano da Te
non è un libro facile da spiegare senza rivelare troppo,
ma per assurdo una volta terminato lo si potrebbe riassumere in poche
righe.
E' un romanzo in cui passato e presente si alternano continuamente,
finché tutto non prende definitivamente forma negli ultimi capitoli. Si
scopre poco alla volta la vita di queste due amiche, Sophie e Mina,
unite da un rapporto fin
troppo simbiotico, quasi morboso, un legame
che ho percepito come costruito e artificioso. Non avrei
dovuto vedere superficialità ed egoismo, ma entrambe (Mina in
particolare) mi sono sembrate fin troppo infantili.
Sophie inoltre più che
una vittima è un capro
espiatorio. Lei, che ha visto morire la sua migliore
amica, che ha
rischiata di venire uccisa, è colpevole agli occhi di tutti per aver
attirato nei boschi un ipotetico spacciatore. Lei si droga, quindi
tutte le colpe sono sue (Tess,
vuoi vincere facile?). E alla lunga, questo puntare
continuamente il
dito contro una diciassettenne che nelle pastiglie non diluisce solo il
dolore, mi ha stancato. Così come le indagini, prima solitarie, poi di
gruppo
che portano là dove la polizia non è mai arrivata, mi sono sembrate
improbabili. Ma fortunatamente il punto focale del
romanzo è un altro. L'autrice si concentra in modo particolare sul
rapporto tra i vari personaggi, sviscera
quei legami che sotto
un'apparente normalità nascondono segreti e bugie. C'è
Trev, il
fratello di Mina, combattuto tra il perdono e l'accusa, dilaniato
dall'amore per Sophie e dal dolore per aver perso la sorella. C'è Kyle
che dopo anni passati a desiderare Mina era finalmente riuscito a
conquistarla per poi perderla nel più crudele dei modi.
E c'è l'amore, quello inadeguato
e traditore,
capace di soggiogarti e renderti meno di niente.
Eppure l'amore non è mai
sbagliato, quindi perché farlo passare per
tale? Eh
Tess? Me lo spieghi?