A cura di Silvia (05/2019)
Voto:
Spesso i miei ricordi di viaggio sono associati alla lettura di un
libro e non dimenticherò mai le ore passate in macchina con il naso tra
le pagine di Storia
Catastrofica di Te e di Me a ridere e a piangere. Era
l'estate del 2012, il panorama fuori dai finestrini cambiava senza che
me ne accorgessi, un attimo era giorno quello dopo faceva buio. E io
ero sempre là. Con il naso tra le pagine, insieme a Brie, morta di
crepacuore dopo che il suo fidanzato l'aveva lasciata.
Ma questa è un'altra storia e se volete saperne un po' di più qui
c'è la recensione.
Veniamo a the Kingdom.
Quando ho visto le anteprime di questo libro non ho subito capito, sarà
che ultimamente leggo sempre meno romanzi di questo genere, sarà che
sono rincoglionita di mio, ma poi la lampadina si è accesa e il romanzo
in 3, 2, 1 click, è finito nel carrello di Amazon. È bastato che
associassi il nome dell'autrice all'estate del 2012.
Il libro è quindi arrivato, l'ho
iniziato e finito in due giorni.
E adesso sono triste.
Sono triste perché non mi
è piaciuto quanto Storia
Catastrofica. E non ci va nemmeno vicino, sono proprio due
mondi lontanissimi e non so se potrò mai perdonare all'autrice la
delusione di non avermi fatto emozionare e soffrire come sette anni fa.
Ed è un peccato perché la
trama aveva un certo potenziale.
Siamo bellissime. Siamo gentili. Siamo colorate come l'arcobaleno, create per celebrare l'armonia tra le nazioni e per riflettere la diversità del mondo in cui viviamo. Ci piace cantare, sorridere e donare. Non alziamo mai la voce. Il nostro scopo è compiacere. Non diciamo mai di no, a meno che non chiediate di dirlo. La vostra felicità è la nostra felicità. Ogni vostro desiderio è un ordine per noi. |
Siamo intorno al 2050 e Ana, la nostra protagonista dal
pessimo nome (in inglese di sicuro suona meglio che in italiano) vive
all'interno del Regno, un immenso parco giochi a tema in cui veste i
panni di una delle sette fantasiste. Deve accogliere i visitatori,
sorridere, trasmettere gioia e scattare foto con grandi e piccini. Non
è difficile, anche perché Ana è un ibrido, ed è programmata per
realizzare i sogni altrui e dire sempre di sì.
Questo è il passato. Il presente la vede invece sotto processo. Ana ha
già scontato diversi mesi in prigione ed è accusata di omicidio, ma una
ragazza fatta di circuiti e ingranaggi può mentire? Può, attraverso una
propria coscienza, decidere di un uccidere qualcuno?
Il romanzo, come avrete capito, tocca vari argomenti, si parla
dal libero arbitrio, di anima, di rispetto, di abuso di potere, plagio
e sottomissione. Tutto molto attuale, ma tutto raccontato con una
velata leggerezza, con troppe cose non dette e vari sottintesi. Mi ha
infastidito che l'autrice si addentri in certi territori, lanci il
sasso e poi nasconda la mano. Non può. Non si fa. Lo trovo scorretto
nei confronti del lettore. Dov'è la Rothenberg di Storia Catastrofica
che non ha fatto un solo sconto a Brie? Dov'è il dolore, dove sono le
lacrime, dov'è l'ansia di non voler finire un libro per paura di
uscirne distrutta? Io non ho provato niente di tutto questo. Poteva
succedere qualsiasi cosa che per me sarebbe stato uguale.
Lo stesso stile narrativo, così evocativo nel romanzo d'esordio, l'ho
trovato molto più semplice e poco avvolgente e la storia d'amore - che
non è alla base, ma funge comunque da cardine allo sviluppo della
trama - non mi ha minimamente fatto battere il cuore.
Insomma, The Kingdom si è rivelato essere è un libro come tanti. Né più
né meno. Anzi, forse meno, perché quando un'autrice ti stravolge le
viscere una volta, ti aspetti quanto meno che la seconda te le
spappoli. Invece no. Nemmeno una piccola ulcera e questo Jess, non me
lo dovevi fare!