A cura di Silvia (09/2014) Vivo in un mondo senza magia né
miracoli. Un posto dove non ci sono chiromanti o prestigiatori, angeli
o ragazzi dotati di superpoteri pronti a salvarti. Un posto dove le
persone muoiono, la musica si è spenta e le cose fanno schifo.
Voto:
Eccolo, eccolo, eccolo! Eccolo il libro che cercavo, il romance capace di risollevarmi dall'apatia e dalla noia, il romance come dico io. Il Tuo Meraviglioso Silenzio custodisce la triade per eccellenza: una storia dolorosamente drammatica, personaggi straordinariamente veri, e un finale che ha del miracoloso per quanto sia perfetto. No davvero, sapete quanto io ami questo genere di libri, ma spesso mi scende il sangue dal naso per colpa di epiloghi talmente zuccherosi da risultare nauseanti. Invece Katja Millay ci regala uno dei "per sempre" più belli mai scritti e a cui dedico il mezzo voto in più.
Ma partiamo dal principio. Non posso dire di aver capito
subito di avere tra
le mani un romanzo veramente valido, perché spesso dietro
alla rappresentazione del dolore che tanto piace agli autori e ai
lettori c'è sempre la solita minestra: siamo sfigati, ma insieme ce la
faremo. Evviva. Batti cinque. Two is megl che one...
Questa volta no. Questa volta Nastya e Josh non ce la fanno. Sanno di
non poterci riuscire, si rendono conto di essere emotivamente instabili
e anche se le cause del loro dolore sono diverse la consapevolezza è la
stessa.
Morire non è poi così male dopo
la prima volta. |
Nastya è devastata nel corpo e nell'anima. Lei, che aveva il
mondo ai suoi piedi e che poteva ambire a essere addirittura straordinaria,
adesso non è più nemmeno normale.
Non è nessuno. È
morta. Ha il corpo ricoperto di cicatrici e la mano sinistra che era
solita scivolare sui tasti del pianoforte con grazia e leggerezza è un
insieme di ossa aggiustate e placche di ferro.
Nastya è una
sopravvissuta. Forse dovrebbe essere grata alla vita per
averle dato una seconda possibilità e forse dovrebbe aggrapparsi
all'amore della sua famiglia, ma non ce la fa. A sostenerla ci sono
esclusivamente l'odio, la rabbia e il terribile ricordo dell'istante in
cui la sua esistenza è arrivata al capolinea.
Nastya però non vuole condividere i suoi segreti e siccome nessuno può
farsi carico delle sue sofferenze, piuttosto che mentire, preferisce
rifugiarsi in un silenzio che non infrange con nessuno.
Finché, dopo due anni, rivolge la sua prima parola a Josh.
Josh è il ragazzo che dalla vita non ha perso tutto, ma tutti. A una a
una le persone che amava sono cadute come birilli, e ormai è così
abituato a stare solo che non sa quasi più cosa sia la solitudine.
Insieme passano ore e ore nel garage di lui a lavorare il legno, un
luogo che diventa un rifugio, la loro via di fuga, il loro mare della
tranquillità. Più il
tempo passa più uno s'insinua nei silenzi
dell'altro finché questi non si spezzano.
Ma Nastya è una ragazza che concede molto poco e l'immagine che dà di
sé
è falsata. Si riempe il viso di trucco, indossa abiti al limite della
decenza, cammina su tacchi vertiginosi. È il suo modo di nascondersi al
mondo, il suo modo di sapere che se qualcuno la guarda è perché è stata
lei a dargli un motivo per farlo.
Josh vede oltre, scorge sotto tutta quella "merda nera" una ragazza
abituata ad aggredire il mondo e con l'insolita capacità di mettere
tutti a
disagio. Con Nastya non servono le parole, i suoi silenzi dicono tutto.
E l'eloquenza dei suoi occhi non riserva mai gentilezze e cortesie.
A Josh però regala pezzi di vita e lui fa lo stesso con lei. Piccole
tessere di un'apparente normalità che sentono di non potersi godere
pienamente.
Non cercano l'amore. Josh non desidera stringere dei
legami, non vuole il peso della responsabilità di nessuno, non vuole
correre il rischio di perdere una persona cara.
E per lei è lo stesso. Nastya rifugge i sentimenti altrui, perché tanto
non potrà mai ricambiarli. Ormai è troppo abituata a controllare le sue
emozioni, i suoi respiri, i suoi gesti. Tutto in lei è schifosamente
pianificato, tutto il lei è uno scudo che non va incrinato.
Ma poi un giorno prova a spostare quello scudo. E il mondo
implode.
Il Tuo
Meraviglioso Silenzio è un romanzo decisamente lungo in
cui
succede decisamente poco e forse, se fosse un film, sarebbe di una noia
pazzesca.
Ma è un libro, ed è un libro bellissimo.
L'autrice riesce a gestire i tempi, le parole e il modificarsi dei
rapporti tra i protagonisti con grande abilità e un pizzico di
furbizia. Tace su alcuni particolari, pur non nascondendo quanto questi
possano essere terribili e fondamentali per conoscere davvero Nastya e
al contrario ci presenta Josh in tutta la sua vulnerabilità. Di lui
sappiamo tutto e viviamo con lui il dramma di non capire mai fino in
fondo la ragazza che occupa gran parte del suo tempo e dei suoi
pensieri. Questa ragazza
che corre per seminare il passato cos'ha
vissuto? Questa ragazza scontrosa, irascibile e strafottente di cos'ha
paura? E pagina dopo pagina, grazie al doppio punto di
vista,
conosciamo Nastya per com'è veramente, ma anche per com'è solo per
Josh. Un enigma, un
mistero, un rompicapo. Un essere talmente fragile
che potrebbe spezzarsi in un attimo. Solo che Josh non sa come tenerla
insieme. Non sa come raccogliere i pezzi di Nastya, perché lui per
primo è fatto di buchi e rammendi sfilacciati.
Il romanzo trascina come un'onda, tra riflussi, flutti e basse e alte maree. Senza accorgersene si arriva alle ultime pagine e anche qui mi tocca ringraziare l'autrice, perché il rischio di cadere nel solito stereotipo "ormai mi fido di te e quindi ti sciorino tutte le mie sfighe" a cui solitamente ne segue uno ancora più ovvio "era ora, perché adesso che ci sono io non ti capiterà più niente di male" era grande. Invece no. La verità investe Josh come un tir carico di esplosivo e per l'ennesima volta scopriremo un ragazzo dannatamente normale che se da una parte vorrebbe poter fare l'uomo, allo stesso tempo desidererebbe scappare.
Josh e Nastya sono un accordo di note imperfette. Sono una partitura incompiuta. Una musica stonata. Ma c'è un momento in cui trovano la chiave di volta e allora tutti quei simboli disarmonici saranno destinati a trovare la loro giusta collocazione in uno spartito tutto da riscrivere. Non si riparte da zero. Ma si riparte. E a volte basta questo.
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