A cura di Silvia (01/2014)
Voto:
Un romanzo forte, crudele, diretto, carico di dolore e con una storia
che sembra aver portato alla luce tutte le ombre di un terribile caso
di rapimento, ma che in realtà ne nasconde ancora molte. "Dopo" avvince dalle
prime pagine per la scrittura chiara, pulita, tagliente, ma come molti
romanzi d'esordio non è esente da difetti, alcuni perdonabili... altri
un po' meno.
La Zan inizia raccontandoci il "dopo" di Sarah che a più di dieci anni
dalla prigionia, in cui ha condiviso torture e i pochi metri quadrati
di un buio scantinato con altre tre ragazze alla mercé di un sadico
manipolatore, si ritrova a dover riaffrontare il passato perché il loro
aguzzino potrebbe venire scarcerato.
Nessun mistero sul colpevole. Lui è Jack Derber, brillante e
carismatico professore di psicologia, occhi chiari, capelli folti, voce
suadente. È il classico borghese medio, colto, rispettabile,
benvoluto
da tutti e - ovviamente - al di sopra di ogni sospetto. Durante la
settimana ammalia gli studenti con modi affabili, nel week end si
ritira nella sua casa di montagna e tortura le ragazze che ha rapito.
Il suo è un gioco che si ripete tutte le settimane per anni, finché
Sarah non riesce a fuggire e l'incubo finisce.
Dopo essere state
umiliate e spogliate di luce, aria, vestiti e dignità, finalmente
possono tornare alla vita, tutte tranne Jennifer,
la migliore amica di Sarah, che non ce l'ha fatta. Anche se potrebbe
essere stata la sua fortuna...
Sopravvivere agli abusi fisici e psicologici è qualcosa che nemmeno
anni di terapia possono risolvere. Il dopo di Sarah è
straziante. Quei silenzi assordanti le rimbombano ancora
nelle orecchie, il buio le acceca i ricordi, e i sentimenti
non
fanno più parte della sua anima. Per restare in vita si è annientata.
Nessuna partecipazione, nessuna empatia, nessuna lacrima mentre le
catene le annullavano il presente e le negavano un futuro. Mai
abbassare la guardia, mai cedere
alla disperazione, mai farsi vedere sconfitta. Sarah ha semplicemente
staccato la spina, ha spento la mente e ha saputo aspettare...
Ma quei tre anni sono stati un incubo in cui si rifiuta di
precipitare
nuovamente; Jack deve restare in prigione e visto che ormai non è più
capace di fidarsi di nessuno decide di indagare da sola armandosi di un
coraggio che forse per una persona afflitta da disturbi ossessivi
compulsivi risulta eccessivo, ma comunque indispensabile per il
procedere della storia. E questo è uno dei difetti
che sul
piatto della bilancia pesa poco soprattutto se messo a
confronto
di una lettura scorrevole, di una serie di
verità che vengono
a galla in tutto il loro repellente orrore, dell'evoluzione (spesso
troppo repentina) di un
personaggio disposto a tutto pur di salvarsi la vita, e fino a 3/4 del
romanzo ero orientata per un giudizio decisamente più alto.
Cos'è che
non ha
funzionato?
Per me la fine. E non perché sia prevedibile (ma in parte lo è), ma
perché
alcuni punti non vengono chiariti risultando addirittura poco
logici.
La Zhan forse si doveva concentrare sul vero significato del libro che
parla di donne in grado di non
crollare nonostante la violenza le abbia marchiate a fuoco. Di donne che
vogliono giustizia e non si arrendono. Di donne
che finché sperano in un dopo
non smettono di respirare. La componente gialla ci stava, ma
l'autrice non è
stata in grado di spiegarla in modo soddisfacente, il ruolo stesso
della polizia è quasi imbarazzante, e i tasselli del puzzle non trovano
la loro giusta collocazione.
Su questo genere di storie ho preferito Scomparsa
di Chevy Stevens e
Nell'Angolo
Più Buio di Elizabeth Haynes. Osano meno, ma convincono di
più.
"Dopo"
doveva avere quattro stelle, ma in un thriller il finale è
troppo
importante e ha pesato notevolmente sul giudizio complessivo.
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