A cura di Silvia (06/2014)
Voto:
"La catena del
matrimonio è così pesante che a volte bisogna essere in tre per portarla".
Lo diceva Alexander Dumas (figlio) e probabilmente lo pensa anche Jodi,
la protagonista de La
Sposa Silenziosa, dal momento che accetta i tradimenti del
marito con pacata serenità. Lascia alle altre donne quello che lei non
ha voglia di dare e si crogiola beatamente nella sua noiosa
quotidianità.
Jodi è una sposa silenziosa, perché vuole esserlo. Le sta bene così. Le
piace la monotonia che scandisce le sue giornate, lavora part time come
psicologa ma non su casi difficili (comportano troppe responsabilità) e
la sera va a dormire solo dopo aver lavato i piatti e riordinato la
casa.
Jodi e Todd sono apparentemente una comunissima coppia che dopo gli
entusiasmi tipici dell'innamoramento hanno ripiegato verso la
normalità. Stanno insieme da vent'anni, non litigano mai e uno non
tenta di gestire la vita dell'altro.
Todd è un uomo che si è fatto dal niente, non sa rinunciare a qualche
sana scappatella, ma la sera torna sempre da Jodi che lo accudisce, lo
ascolta, gli parla...
Finché un giorno Todd non s'innamora della figlia di un amico e Jodi
non solo rischia di perdere il suo uomo, ma anche la casa e i soldi.
Anzi, la casa, i soldi e l'uomo. È questo l'ordine delle sue priorità.
Devo però dire che la freddezza di Jodi non mi ha per niente stupita. È
vero che dalla prima pagina l'autrice lancia un indizio lapalissiano «entro pochi mesi sarebbe
diventata un’assassina», ma il problema è che non ho
percepito in lei un cambiamento estremo. In pratica Jodi non l'ho mai vista come una
vittima. Sarà che mi è stata antipatica dalle prime righe,
sarà che la sua rigida compostezza mi dava sui nervi, sarà che più di
una volta ho pensato "bella
mia, le corna di Todd te le meriti tutte", ma empatia zero.
Stesso discorso per Todd. Tradisce Jodi, fa bene, ha tutto il mio
sostegno, lo capisco pure, ma quando perde la testa per una ragazzina
sciocca, stupida e frivola - che sembra la perfetta caricatura
dell'amante da una botta e via - no, non l'ho più capito. Non ho pensato "bello mio ti meriti di morire
in tutti i modi possibili immaginabili", ma ho intuito che
non avrei versato una lacrima sul suo cadavere.
Non so se la colpa può essere dell'autrice che utilizzando la tecnica
del racconto non riesce a far emergere la psicologia di questi
personaggi che poco alla volta si concedono alle tenebre, o del suo
stile troppo asettico che si rivela un'arma a doppio taglio: tagliente
e raggelante in alcuni casi, ripetitivo e noioso in altri. So solo che
le prime righe mi avevano fatto intravedere qualcosa che poi non c'era.
Non mi aspettavo un thriller canonico con colpi di scena,
suspense e tensione, ma la fine lenta, disperata e
inesortabile di Lui
e Lei (così
sono suddivisi i capitoli) e di fatto il libro parla proprio di questo.
Dell'architettura di un
rapporto cementato solo dal tempo, ma supportato da fondamenta lacerate
dalla
monotonia. Si sa che è solo questione di tempo, si capisce
che il crollo è imminente. Non ci si
può aspettare niente di diverso, possono solo interessare i come e i perché, ma a mio
gusto La
Sposa
Silenziosa
non è un libro che si sporca sufficientemente
le mani. Sembra scritto coi guanti. Guanti di lattice da
cui si può lavare via ogni traccia di sangue.
Oggettivamente è un buon romanzo, soggettivamente non l'ho vissuto come
avrei voluto. Però mi è piaciuto riflettere su una cosa. Ci
abbandoniamo sempre a pensieri e considerazioni sulle persone che ci
sono vicine e che probabilmente non conosciamo mai abbastanza quando la
verità potrebbe essere un'altra. Forse dovremmo smetterla di guardarci
intorno e soffermarci su noi stessi. Sappiamo davvero chi siamo?
Sappiamo davvero fin dove potremmo spingerci?
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