Schegge di Sebastian Fitzek

A cura di Silvia  (06/2014)
Voto: 


Quando ho voglia di storie complesse, ma narrate con estrema semplicità, un libro di Fitzek difficilmente mi delude. È un autore furbo ma intelligente - e anche se nei suoi romanzi non trovo mai passaggi che valgano la pena di essere annotati, o frasi in grado di trafiggermi il petto - leggerlo mi diverte nel vero senso della parola.
Mi piace iniziare un suo libro e non capirci assolutamente nulla, mi piace trovarmi di fronte a enigmi apparentemente irrisolvibili per poi scoprire che la verità ce l'avevo proprio lì, davanti agli occhi, e mi piace come la logica e la scienza portino sempre a soluzioni plausibili per quando incredibili.
In pratica di Fitzek non amo i personaggi, ma le storie. Storie che sono come dei complicatissimi rebus e dei cervellotici sudoku. È vero che sentire sulla pelle le emozioni dei protagonisti è una cosa quasi fondamentale per me, ma se con i suoi romanzi non succede sinceramente non m'importa. L'unica cosa che davvero m'interessa è arrivare il prima possibile all'ultima pagina per dare una risposta alle innumerevoli domande che mi si sono formate nella mente.

In Schegge ci troviamo davanti al classico puzzle i cui pezzi sono stati sparpagliati nel modo più confuso possibile lungo le trecentosessanta pagine del romanzo, e tocca a Marc, un giovane assistente sociale laureato in legge, risolvere l'enigma di cui si trova essere vittima e protagonista. Tutto succede nel giro di poche ore. Improvvisamente nessuno lo riconosce più, le carte di credito non gli funzionano, alla scrivania del suo ufficio siede un altro uomo, e nell'appartamento in cui ha traslocato da poco vive la moglie morta settimane prima. Il caos regna sovrano, e più Marc cerca di darci un senso, più i collegamenti con la sua vita vera si spezzano: non ha un presente a cui aggrapparsi e i ricordi si rivelano inutili e vigliacchi traditori.
Ed è proprio sui ricordi che Fitzek ci pone un interessante interrogativo già dalle prime pagine. Cosa succederebbe se fosse possibile cancellare dalla mente umana tutto il dolore che la vita ci ha inflitto? Una madre non dovrebbe piangere la scomparsa di un figlio, una coppia si potrebbe gettare il divorzio alle spalle senza inutili piagnistei, e l'esistenza di ognuno di noi si snoderebbe senza pentimenti, rimorsi e sofferenza.
Ma non sono i colpi bassi a renderci più forti? Non sono le lacrime che abbiamo versato ad averci reso quello che siamo?
Eppure Marc riceve questa agghiacciante proposta da uno strano individuo e nonostante rifiuti di sottoporsi a un esperimento tanto folle, perché la sua vita sembra  un cubo di rubik dalle facce scombinate?

Fitzek ancora una volta riesce a coinvolgere e stravolgere il lettore con capitoli brevi, caotici e agitati. I colpi di scena si susseguono, lo stile nervoso - quasi sincopatico - attanaglia e la realtà che si trasforma e deforma in continuazione sollecita la curiosità e la voglia di sfogliare una pagina dopo l'altra.
Il finale risistema tutti i pezzi del puzzle.
A Fitzek piace giocare duro, si diverte come un pazzo a osare, vuole lasciare il lettore a bocca aperta a tutti i costi, e per quanto mi riguarda ce l'ha fatta. Nonostante l'intrigo risulti un po' forzato, durante gli ultimi capitoli avevo la mascella all'altezza delle ginocchia.
A un certo punto ho anche pensato che le trecentosessanta pagine fossero troppe, Fitzek mi piace perché è incisivo, sa andare subito al sodo, raramente divaga, mentre in Schegge la confusione regna sovrana per una cinquantina di pagine di troppo (la parte centrale l'avrei alleggerita sinceramente), ma sul finale niente da dire, a mio avviso è a dir poco perfetto.
Forse tra qualche giorno potrei pensarla diversamente, ma scrivo le recensioni di getto proprio per far prevalere le emozioni alla ragione. Appena ho chiuso il libro mi sono sentita come quando da bambina andavo al luna park ed entravo da sola nella casa degli specchi. Ero disorientata, stranita, quasi impaurita; non sapevo da che parte girarmi, ogni apparente via d'uscita si rivelava spesso un'illusione, ma poi, una volta scampata agli inganni del labirinto, mi rendevo conto di una cosa. Mi era piaciuto. Mi ero divertita.  E il punto è sempre lo stesso. Ovunque mi porti Fitzek, io mi diverto.


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Titolo originale
splitter

Casa Editrice 
Elliot, 2010

Traduzione
C. Crivellaro

Genere
thriller psicologico

Pagine 360
Prezzo € 18,50