A cura di Silvia (10/2013)
Voto:
Ci sono cose che solo i libri possono rendere possibili. Per
quanto tutte le arti suscitino emozioni e parlino linguaggi
meravigliosi, niente, nemmeno il cinema, è in grado di raccontare
determinate sensazioni, perché non c'è effetto speciale, alta
definizione, o 3D che possa riprodurre i sentimenti. Solo gli autori -
solo quelli bravi - possono farti scorgere le anime dei loro
personaggi, le loro mille sfaccettature, solo loro possono farteli
amare
nonostante i difetti e i gesti riprovevoli.
Per questo mi sono ritrovata a parteggiare per l'arido cuore del
Comandante Cartwright, un uomo abituato a sottostare alle regole, a
eseguire ordini e a impartirne, a pensare poco e ad agire con
sollecitudine. Adam è un soldato, nella vita non sa fare altro, e la
parola "autorità"
è scritta in ogni tratto del suo viso e del suo
corpo; in ogni suo gesto leggiamo a chiare lettere "rigore e
disciplina".
Quando viene mandato a Tisbury per reprimere la più grande ribellione
rurale che la storia inglese ricorderà mai, la sua strada incrocia
quella di Rebecca Arlington una nobile donna che abbraccia la fede del
popolo e sostiene l'operato di Capitan Swing, un misterioso uomo in
grado di sollevare le folle contadine nella speranza di un futuro
migliore.
Fantasie di donne, pensa Adam, velleità di una ventenne che ha sempre
vissuto sotto il torchio di un padre despota: è normale che Rebecca
sogni la libertà, ma non è normale che riesca a scavare un buco nel suo
cuore per poi insinuarvisi a tradimento. E sarà proprio il
tradimento
che Adam non riuscirà a perdonarle, perché un soldato come lui non può
compromettersi l'anima e uscirne indenne. Certe ferite non hanno cure,
e
certi torti si devono pagare.
Ed è a questo punto che ritrovo la Pennacchi di Lemonade.
Quella Pennacchi che ti dà uno schiaffo e poi ti accarezza, quella che
ti tira un pugno nello stomaco e poi ti blandisce. Il problema è che a
me piace farmi maltrattare dalla sua penna. Mi piace
molto. E i suoi
personaggi maschili, così consoni al periodo storico, così pieni di
difetti e pregiudizi, io li amo. Li amo perché l'autrice ti fa
conoscere il loro passato, le loro fragilità nascoste e inespresse, i
loro punti deboli: di loro sai tutto, anche i segreti più
inconfessabili, e di conseguenza puoi capirli meglio di chiunque altro.
Adam è un uomo forgiato dalla milizia e sarebbe stato troppo facile
farlo passare dall'altra parte della barricata trasformandolo nel
redento che abbandona la divisa a favore degli ideali e dell'amore. Ma
la Pennacchi non è così banale. Proprio per niente. Lei non spoglia
Adam della sua natura, non lo trasforma nell'eroe della storia, che è -
e resterà sempre - Capitan Swing, ma gli lascia addosso i
panni dell'aguzzino, del torturatore, disseminando per il libro piccoli
gesti che lo faranno conoscere per quello che è veramente. Un uomo che
come tutti ha bisogno d'amore. Un uomo che trova la pace nel suono
dell'armonica. Un uomo che perde la ragione per colpa di una donna.
Alla fine la sua non sarà una vera e propria redenzione,
fondamentalmente non c'è nulla da redimere c'è solo da capire e
accettare che coi sentimenti si può scendere a compromessi, che la
violenza non ripara i torti, ma ne genera di nuovi, e che spesso
abbassare la guardia non è sinonimo di debolezza, ma ti può
salvare dalla
dannazione eterna.
Ne esce un personaggio maschile forte e complesso che come in
Lemonade
mette un po' in ombra
la protagonista femminile; nonostante Rebecca
abbia un bel caratterino ha anche l'ingrato compito di
farsi portatrice di malintesi,
silenzi, segreti,
voltafaccia... d'altronde se così non fosse stato il romanzo sarebbe
finito dopo cinquanta pagine. In ogni caso il suo resta
personaggio in
continua evoluzione che da innocente ragazzina innamorata dell'amore e
del suo amico d'infanzia, si arrende ai sentimenti per un uomo che è
l'opposto del suo immaginario, anche se nel corso della narrazione
perderà un po' della splendida luce che la caratterizzava all'inizio
per riacquistarla però nelle ultime pagine.
E
a proposito di ultime pagine ho trovato bellissimo anche l'epilogo,
crudo, commovente, reale. Ci sono i giusti chiarimenti, è un romance e
quindi il lieto fine tra Adam e Rebecca è quasi scontato (ma siamo sicuri? No perché dalla
Pennacchi mi aspetto di tutto!),
ma avviene senza troppe smancerie, senza inutili struggimenti, eppure
colpisce dritto dritto là dove deve colpire. In pieno petto.
Personalmente
dopo un'altra notte insonne e due nuove meravigliose occhiaie da panda
non posso esimermi dal fare un altro applauso all'autrice. Capitan Swing
nonostante sia stato
auto pubblicato non ha sbavature, è scritto magnificamente, e - cosa
assolutamente inconcepibile - non
ha ancora visto la luce in libreria e non ha nemmeno un editore serio
alle spalle. Spero si
tratti di una svista. Spero che qualcuno prenda seri
provvedimenti in
proposito, altrimenti... altrimenti... altrimenti apro una casa
editrice e la pubblico io la
Pennacchi per la miseria! Nina, ovviamente ti
auguro di meglio...