Capitan Swing di Nina Pennacchi

A cura di Silvia  (10/2013)
Voto: 


Il cielo non ha collere paragonabili
all'amore trasformato in odio.
William Congreve


Ci sono cose che solo i libri possono rendere possibili. Per quanto tutte le arti suscitino emozioni e parlino linguaggi meravigliosi, niente, nemmeno il cinema, è in grado di raccontare determinate sensazioni, perché non c'è effetto speciale, alta definizione, o 3D che possa riprodurre i sentimenti. Solo gli autori - solo quelli bravi - possono farti scorgere le anime dei loro personaggi, le loro mille sfaccettature, solo loro possono farteli amare nonostante i difetti e i gesti riprovevoli. 
Per questo mi sono ritrovata a parteggiare per l'arido cuore del Comandante Cartwright, un uomo abituato a sottostare alle regole, a eseguire ordini e a impartirne, a pensare poco e ad agire con sollecitudine. Adam è un soldato, nella vita non sa fare altro, e la parola "autorità" è scritta in ogni tratto del suo viso e del suo corpo; in ogni suo gesto leggiamo a chiare lettere "rigore e disciplina".
Quando viene mandato a Tisbury per reprimere la più grande ribellione rurale che la storia inglese ricorderà mai, la sua strada incrocia quella di Rebecca Arlington una nobile donna che abbraccia la fede del popolo e sostiene l'operato di Capitan Swing, un misterioso uomo in grado di sollevare le folle contadine nella speranza di un futuro migliore. Fantasie di donne, pensa Adam, velleità di una ventenne che ha sempre vissuto sotto il torchio di un padre despota: è normale che Rebecca sogni la libertà, ma non è normale che riesca a scavare un buco nel suo cuore per poi insinuarvisi a tradimento. E sarà proprio il tradimento che Adam non riuscirà a perdonarle, perché un soldato come lui non può compromettersi l'anima e uscirne indenne. Certe ferite non hanno cure, e certi torti si devono pagare.
Ed è a questo punto che ritrovo la Pennacchi di Lemonade. Quella Pennacchi che ti dà uno schiaffo e poi ti accarezza, quella che ti tira un pugno nello stomaco e poi ti blandisce. Il problema è che a me piace farmi maltrattare dalla sua penna. Mi piace molto. E i suoi personaggi maschili, così consoni al periodo storico, così pieni di difetti e pregiudizi, io li amo. Li amo perché l'autrice ti fa conoscere il loro passato, le loro fragilità nascoste e inespresse, i loro punti deboli: di loro sai tutto, anche i segreti più inconfessabili, e di conseguenza puoi capirli meglio di chiunque altro.
Adam è un uomo forgiato dalla milizia e sarebbe stato troppo facile farlo passare dall'altra parte della barricata trasformandolo nel redento che abbandona la divisa a favore degli ideali e dell'amore. Ma la Pennacchi non è così banale. Proprio per niente. Lei non spoglia Adam della sua natura, non lo trasforma nell'eroe della storia, che è - e resterà sempre - Capitan Swing, ma gli lascia addosso i panni dell'aguzzino, del torturatore, disseminando per il libro piccoli gesti che lo faranno conoscere per quello che è veramente. Un uomo che come tutti ha bisogno d'amore. Un uomo che trova la pace nel suono dell'armonica. Un uomo che perde la ragione per colpa di una donna. Alla fine la sua non sarà una vera e propria redenzione, fondamentalmente non c'è nulla da redimere c'è solo da capire e accettare che coi sentimenti si può scendere a compromessi, che la violenza non ripara i torti, ma ne genera di nuovi, e che spesso abbassare la guardia non è sinonimo di debolezza, ma ti può salvare dalla dannazione eterna.
Ne esce un personaggio maschile forte e complesso che come in Lemonade mette un po' in ombra la protagonista femminile; nonostante Rebecca abbia un bel caratterino ha anche l'ingrato compito di farsi portatrice di malintesi, silenzi, segreti, voltafaccia... d'altronde se così non fosse stato il romanzo sarebbe finito dopo cinquanta pagine.  In ogni caso il suo resta personaggio in continua evoluzione che da innocente ragazzina innamorata dell'amore e del suo amico d'infanzia, si arrende ai sentimenti per un uomo che è l'opposto del suo immaginario, anche se nel corso della narrazione perderà un po' della splendida luce che la caratterizzava all'inizio per riacquistarla però nelle ultime pagine.
E a proposito di ultime pagine ho trovato bellissimo anche l'epilogo, crudo, commovente, reale. Ci sono i giusti chiarimenti, è un romance e quindi il lieto fine tra Adam e Rebecca è quasi scontato (ma siamo sicuri? No perché dalla Pennacchi mi aspetto di tutto!), ma avviene senza troppe smancerie, senza inutili struggimenti, eppure colpisce dritto dritto là dove deve colpire. In pieno petto.
Personalmente dopo un'altra notte insonne e due nuove meravigliose occhiaie da panda non posso esimermi dal fare un altro applauso all'autrice. Capitan Swing nonostante sia stato auto pubblicato non ha sbavature, è scritto magnificamente, e - cosa assolutamente inconcepibile - non ha ancora visto la luce in libreria e non ha nemmeno un editore serio alle spalle. Spero si tratti di una svista. Spero che qualcuno prenda seri provvedimenti in proposito, altrimenti... altrimenti... altrimenti apro una casa editrice e la pubblico io la Pennacchi per la miseria!  Nina, ovviamente ti auguro di meglio... 


Commenti (8) |  Intervista all'autrice |
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Titolo originale
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Casa Editrice 
autopubblicato

Traduzione
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Genere
romance storico

Pagine 400 ca